Il metaverso e la tutela dei marchi  

NFT e metaverso sono il futuro. Ma che regole si applicano per la proprietà intellettuale? Con l’arrivo del metaverso la moda diventa sempre più digitale così come aveva previsto Ian Rogers, digital Chief officer di LVMH «Un giorno, la moda virtuale diventerà onnipresente». La moda sarà ovunque ma cosa ne sarà della proprietà intellettuale? Il mondo della moda si sta adeguando a questo cambiamento: da Gucci a Balenciaga, passando per Rayban a Moncler. Ma anche Nike  che su Roblox ha lanciato la sua collezione di scarpe.

Arrivando persino alla vendita di oggetti venduti oltre il prezzo di mercato nel mondo digitali. Un esempio tra tutti che ha fatto scalpore è la borsa Dyonisus di Gucci viene venduta a un prezzo oltre il retail. Ma chi tutela il marchio? Chi garantirà l’autenticità del brand?

Metaverso e NFT facciamo chiarezza 

Gli NFT– Non Fungible Token- sfruttano la tecnologia blockchain e permettono di acquisire certificati di proprietà intellettuale di opere digitali o reali. Anche l’industria del lusso trae beneficio dai certificati NFT registrando i loro marchi per le opere digitali. È proprio questo che spinge gli appassionati ad acquistare opere digitali dotate di NFT. Ci sono però pareri contrastanti sull’acquisto della sola opera in versione digitale. Da un lato c’è chi pensa che gli NFT sono una serie di Bit che generano un codice univoco e non replicabile: collegati comunque a un database. E se fosse proprio quel database a bruciarsi? O a perdere i dati? Le proprietà cedute sarebbero in salvo? Si potrebbero recuperare?

Dall’altro lato la tecnologia degli NFT sfrutta la blockchain: più nodi che registrano le diverse transazioni in modo tale da garantire una resilienza dei sistemi.

I fake arrivano anche nel metaverso

Mason Rothschild artista e creator di NFT ha ideato una collezione di MetaBirkins NFT ispirata all’iconica borsa di Hermès. Immediata è stata la risposta della Maison Francese: ha subito diffidato l’artista e il marketplace OpenSea di cessare la commercializzazione di questi NFT perché sfruttava il nome del marchio e del brand in modo illecito.

L’artista dal canto suo ritiene di non aver violato nessuna legge, in quanto avrebbe “reinterpretato la realtà” appellandosi a una lettura  “in chiave ironica”. Hermès si è difesa sottolineando il valore distintivo e esclusivo del marchio: gli utenti potrebbero essere portati a credere di acquistare una versione autentica del prodotto.

Nike e StockX

Il mertaverso ha causato un’altra battaglia legale che vede coinvolta Nike e StockX. Quest’ultima avrebbe venduto NFT utilizzando immagini di scarpe Nike mai autorizzate dall’azienda: violando proprietà intellettuali e inducendo il consumatore a pensare di essere in possesso di un prodotto autentico. 

Come imprenditori investireste nel metaverso? E come tutelereste il vostro brand nel nuovo mondo digitale?

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